giovedì 2 gennaio 2014

Il motore si riaccende

Dal Sole 24 Ore http://bit.ly/19LdlSG

Il motore si riaccende
di Luca Orlando

«La verità è che c'è una paura maledetta ad assumere, le aziende stanno a guardare quello che succede». Francesco Verga, presidente di Unindustria Como sintetizza così il mood del momento, caratterizzato da una perdurante incertezza.
I segnali di fine crisi in Lombardia ci sono, dalla mini-ripresa della produzione alla crescita degli ordini esteri.
Spiccioli però, insufficienti a rilanciare l'occupazione, come ricorda il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca, e ancora eterogenei nelle loro manifestazioni. Tutti gli occhi in effetti sono puntati qui, in Lombardia, perché se il principale motore dell'economia nazionale non riparte è impossibile che il Paese ritrovi la crescita.



La regione infatti vale il 21% del Pil nazionale, oltre un quarto dell'export italiano, un valore aggiunto pro-capite superiore di oltre il 30% rispetto alle altre regioni. La forza del settore manifatturiero e la presenza pervasiva di servizi hanno mitigato l'impatto della crisi, con una caduta di prodotto stimata al 5,1%, tre punti e mezzo inferiore rispetto al dato italiano tra 2007 e 2013.
Risultati raggiunti grazie all'arma in più della regione, cioè la sua apertura internazionale, "certificata" dagli analisti di Intesa SanPaolo come la più alta in Italia, 32 punti al di sopra della media nazionale nell'indice regionale di internazionalizzazione che tiene conto di variabili economiche, sociali e infrastrutturali.
Un motore capace di piazzare all'estero il 27,7% dell'export nazionale, 80 miliardi nei primi nove mesi del 2013, più del doppio rispetto alla seconda regione, cioè il Veneto. Dal 2007 ad oggi le imprese sono anche state in grado di modificare il proprio raggio d'azione, con l'Europa a valere il 67% dell'export, quattro punti in meno rispetto a quanto accadeva nel 2007.
Vocazione internazionale certificata anche dalla presenza di multinazionali, con il 50% delle attività estere in Italia localizzate proprio in questa regione.

Il 2013 della Lombardia si chiude così con un calo del prodotto interno dell'1,3%, decisamente migliore rispetto al -1,8% stimato per l'Italia. Distanza analoga nel 2014, dove però lo scatto del Pil dopo due anni di buio sarà dell'1,2%, quasi il doppio rispetto alla media nazionale e miglior dato in assoluto tra tutte le regioni.
Segnali di inversione di rotta in parte già visibili nei dati del terzo trimestre, sintetizzati in un timido +0,6% per la produzione industriale lombarda che si aggiunge al magro +0,1% del secondo trimestre e che comunque, per quanto limitato, rappresenta il miglior risultato degli ultimi due anni.
Ancora più robusta tra luglio e settembre è stata la crescita del fatturato, lievitato del 2,7%, e anche in questo caso per trovare un dato migliore bisogna tornare indietro di due anni.

L'altra novità positiva per l'economia regionale è la ripresa del mercato interno, con gli ordini nazionali in aumento su base annua dello 0,9% grazie soprattutto alla spinta di siderurgia, mezzi di trasporto, carta e tessile. Ancora meglio però le commesse internazionali, che nel terzo trimestre lievitano di oltre cinque punti, il risultato più alto dell'intero 2013.
Ordini internazionali del resto ormai determinanti per la sorte delle aziende, con la quota di fatturato estero poco al di sotto del 40% a ridosso del massimo storico, ma che arriva quasi al 54% per le aziende di maggiori dimensioni, oltre i 200 addetti.

In termini territoriali il cambiamento del clima è evidente: se nei primi nove mesi dell'anno il bilancio della produzione è in rosso per dieci province ad eccezione di Lodi e Mantova, tra luglio e settembre il segno meno è presente solo in cinque aree.
Tra i settori le crescite sono diffuse, con poche eccezioni negative tra siderurgia, metalli e chimica. Dal punto di vista dimensionale si osserva una ripresa fortunatamente corale, dove anche le Pmi fino a 49 addetti aumentano la produzione dello 0,6% portando il tasso di utilizzo degli impianti al 67,8%, un punto e mezzo in più rispetto alla precedente rilevazione.

La diffusione di un clima di maggiore ottimismo tra gli imprenditori è visibile anche scomponendo le performance in termini di variazione dei ricavi. A vedere una crescita del fatturato è infatti il 46% del campione, tre punti in più rispetto al secondo trimestre, 17 in più rispetto ad un anno fa. Nel terzo trimestre del 2012, per converso, il 58% delle imprese segnalava ricavi in calo, area oggi ridotta al 41% del campione

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