venerdì 11 giugno 2010

«Rigore e integrazione». Via al permesso di soggiorno a punti per gli immigrati

Sì al piano per l'integrazione degli immigrati. Si chiama «Identità e incontro» e dovrà essere sottoscritto dagli immigrati che presenteranno la domanda per il permesso di soggiorno in Italia. Si tratta dell'ormai noto «permesso di soggiorno a punti» e coniuga, ha spiegato il ministro dell'Interno, Roberto Maroni al termine del consiglio dei ministri, «rigore e severità giusta con una politica di integrazione che non ha pari in Europa». Abbiamo definito un sistema di regole certe e chiare, ha proseguito Maroni, «che consente a chi viene in Italia per lavorare un percorso di integrazione eccellente da tutti i punti di vista».


Avevamo di fronte alcune scelte, ha aggiunto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, basandoci sulle esperienze fatte in altri Paesi: «potevamo scegliere il multiculturalismo indifferente o l'assimilazione arrogante. Abbiamo deciso per una terza via, quella italiana, dell'identità aperta».

Il Piano, che dovrebbe essere approvato definitivamente entro dicembre, per entrare in vigore già dal prossimo anno, ha sottolineato Sacconi, non «è uno strumento vessatorio, ma, anzi, stimola alcuni elementi basici dell'integrazione». In sostanza, ha illustrato il ministro del Welfare, quando lo straniero presenta la domanda per il permesso di soggiorno sottoscrive una sorta di impegno che prevede l'acquisizione della conoscenza di base della lingua italiana, una sufficiente conoscenza della cultura civica e della vita civile in Italia, con particolare riferimento della sanità, della scuola, dei servizi sociali, del lavoro, e degli obblighi fiscali.

Deve poi assolvere il dovere di istruzione dei figli minori e conoscere l'organizzazione delle istituzioni pubbliche. Ovvio, ha precisato subito Sacconi, che le competenze richieste non saranno valutate «dall'Accademia della crusca o alla stregua di un esame di diritto pubblico». Il monte crediti iniziale è pari a 16 crediti, di cui 15 possono essere sottratti in caso di mancata frequenza alla sessione di formazione civica.


Destinatari dell'accordo, sono gli stranieri che entrano per la prima volta in Italia e che avranno a disposizione un pacchetto di crediti, il cosiddetto permesso a punti, che si potranno perdere in caso di condanna penale, mancata frequenza ai corsi di educazione civica, commissione di illeciti amministrativi o tributari, sottoposizione a misure di sicurezza personali. I punti, però, si possono anche aumentare se l'immigrato acquisisce livelli alti di conoscenza nella lingua e nell'educazione civica, se consegue titoli di studio, se si impegna nel volontariato, se acquista una abitazione.

Il patto viene stipulato presso lo sportello unico o la questura insieme alla presentazione della domanda di permesso di soggiorno, dura 2 anni e coinvolge gli stranieri nella fascia 16-65 anni. Per i minorenni serve anche la firma dei genitori. Sono esclusi dal patto coloro che chiedono un permesso inferiore a un anno, hanno patologie o handicap tali da limitare la loro autosufficienza, le vittime di tratta, violenza, grave sfruttamento.


Un mese prima della scadenza del soggiorno si verifica l'accordo: lo straniero presenta la documentazione che certifica la sua formazione e le attività svolte. L'operazione si conclude con l'attribuzione finale dei crediti. Se questi sono pari a zero viene decretata l'espulsione (tranne nei casi dove sono previste deroghe). Se sono meno di 30 l'accordo é prorogato per un anno, se sono 30 o più lo straniero passa l'esame e riceve un attestato.

da Sole 24 Ore

martedì 11 maggio 2010

STATI UNITI D'ITALIA - Quale unità?

Ragionamenti di un patriota Italiano

Carlo Cattaneo (1801 - 1869) fu un rivoluzionario milanese che si fece promotore di un’Italia Unita, Repubblicana e Federale. Nel 1848, capo del Consiglio di Guerra, partecipò attivamente ai moti delle “cinque giornate di Milano” sconfiggendo con un esercito improvvisato l’Impero Austriaco. Rifiutò l’appoggio dei Savoia in quanto famiglia “nemica della libertà, intollerante alla religione altrui, e cresciuta necessariamente in superbia”.
Dopo le continue promesse tradite dai Savoia per il rifornimento di munizioni al popolo Milanese per resistere all’attacco austriaco, Cattaneo sentì il dovere, dopo la vittoria milanese, di rifiutare un regno Italiano sotto la corona savoiarda al grido di “Viva il Piemonte e infamia a Carlo Alberto!”

Una volta fatta l’Italia Monarchica e Centralista, questa cercò d’ingraziarsi Cattaneo nominandolo più volte parlamentare, carica che sempre sdegnò e mai onorò per rifiutare di giurare fedeltà al Re.

Insieme a Gianfranco Miglio (1918 – 2001) è il maestro al quale la Lega Nord si è sempre basata per la creazione di un modello federale italiano. Uomini lungimiranti che con anni e secoli d’anticipo hanno saputo vedere una forma di Stato solidale ed elastica al suo interno dove i confini non sono altro che segni instabili di differenze socio-economico sempre pronti ad adeguarsi ai mutamenti della storia. Lavorarono per un’Italia Repubblicana, Unita e Federale in un sistema Europeo altrettanto libero con un unico commercio (e quindi unica moneta). Un sistema di premiazione delle eccellenze dove il successo di una unità locale possa riflettersi da esempio per le terre vicine elevando così l’intero Stato Unitario.

Ecco alcuni stralci di Cattaneo:

Una nazione è spesso in più Stati divisa, e questo smembramento può nascònder gran parte della sua vera potenza: e uno Stato grande è quasi sempre un artificiale accozzamento di più nazioni, che tende ad esaltare alcune di esse, in modo che assorba in sé la potenza delle altre
“Politecnico” fascicolo 5 – 1842

E così fu con Roma che per oltre un secolo, a partire dalla “questione meridionale” al fascismo fino all’odierna repubblica-fantoccio ha assorbito impunemente la “potenza” della Padania.

Ogni stato d’Italia deve rimaner sovrano e libero in sé. Il doloroso esempio dei popoli della Francia, che hanno conquistato tre volte la libertà, e mai non l’hanno avuta, dimostra vero il detto del nostro antico savio [ndr Machiavelli], non potersi conservare la libertà se il popolo non vi tien le mani sopra: sì, ogni popolo in casa sua, sotto la sicurtà e la vigilanza degli altri tutti. Ogni famiglia politica deve avere il separato suo patrimonio, i suoi magistrati, le sue armi. Ma deve conferire alle communi necessità e alle communi grandezze la debita parte; deve sedere con sovrana e libera rappresentanza nel congresso fraterno di tutta la nazione.”
“Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra: memorie” – 1849

Per concludere ritengo oppurtuno riportare lo stralcio di un discorso di Calderoli in merito all'Unità d'Italia:
La miglior risposta per il festeggiamento dei 150 anni dall’Unità d’Italia sarà attraverso il Federalismo. Noi realizzeremo l’Unità d’Italia.
È inutile parlare di “Unità d’Italia” come un totem lasciato a se stesso. La celebrazione in se stessa ha poco senso. Io trovo che il 150° deve essere il momento per affrontare il problema dell’Unità del Paese e quindi di dare delle soluzioni alle diversità del Paese che fino a oggi hanno creato un distacco dei problemi e invece vorrei che le diversità diventino un valore aggiunto.
Ecco, questa è l’Unità del Paese, ed è quella da festeggiare.”

Roberto Calderoli - Ministro per la Semplificazione