martedì 11 maggio 2010

STATI UNITI D'ITALIA - Quale unità?

Ragionamenti di un patriota Italiano

Carlo Cattaneo (1801 - 1869) fu un rivoluzionario milanese che si fece promotore di un’Italia Unita, Repubblicana e Federale. Nel 1848, capo del Consiglio di Guerra, partecipò attivamente ai moti delle “cinque giornate di Milano” sconfiggendo con un esercito improvvisato l’Impero Austriaco. Rifiutò l’appoggio dei Savoia in quanto famiglia “nemica della libertà, intollerante alla religione altrui, e cresciuta necessariamente in superbia”.
Dopo le continue promesse tradite dai Savoia per il rifornimento di munizioni al popolo Milanese per resistere all’attacco austriaco, Cattaneo sentì il dovere, dopo la vittoria milanese, di rifiutare un regno Italiano sotto la corona savoiarda al grido di “Viva il Piemonte e infamia a Carlo Alberto!”

Una volta fatta l’Italia Monarchica e Centralista, questa cercò d’ingraziarsi Cattaneo nominandolo più volte parlamentare, carica che sempre sdegnò e mai onorò per rifiutare di giurare fedeltà al Re.

Insieme a Gianfranco Miglio (1918 – 2001) è il maestro al quale la Lega Nord si è sempre basata per la creazione di un modello federale italiano. Uomini lungimiranti che con anni e secoli d’anticipo hanno saputo vedere una forma di Stato solidale ed elastica al suo interno dove i confini non sono altro che segni instabili di differenze socio-economico sempre pronti ad adeguarsi ai mutamenti della storia. Lavorarono per un’Italia Repubblicana, Unita e Federale in un sistema Europeo altrettanto libero con un unico commercio (e quindi unica moneta). Un sistema di premiazione delle eccellenze dove il successo di una unità locale possa riflettersi da esempio per le terre vicine elevando così l’intero Stato Unitario.

Ecco alcuni stralci di Cattaneo:

Una nazione è spesso in più Stati divisa, e questo smembramento può nascònder gran parte della sua vera potenza: e uno Stato grande è quasi sempre un artificiale accozzamento di più nazioni, che tende ad esaltare alcune di esse, in modo che assorba in sé la potenza delle altre
“Politecnico” fascicolo 5 – 1842

E così fu con Roma che per oltre un secolo, a partire dalla “questione meridionale” al fascismo fino all’odierna repubblica-fantoccio ha assorbito impunemente la “potenza” della Padania.

Ogni stato d’Italia deve rimaner sovrano e libero in sé. Il doloroso esempio dei popoli della Francia, che hanno conquistato tre volte la libertà, e mai non l’hanno avuta, dimostra vero il detto del nostro antico savio [ndr Machiavelli], non potersi conservare la libertà se il popolo non vi tien le mani sopra: sì, ogni popolo in casa sua, sotto la sicurtà e la vigilanza degli altri tutti. Ogni famiglia politica deve avere il separato suo patrimonio, i suoi magistrati, le sue armi. Ma deve conferire alle communi necessità e alle communi grandezze la debita parte; deve sedere con sovrana e libera rappresentanza nel congresso fraterno di tutta la nazione.”
“Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra: memorie” – 1849

Per concludere ritengo oppurtuno riportare lo stralcio di un discorso di Calderoli in merito all'Unità d'Italia:
La miglior risposta per il festeggiamento dei 150 anni dall’Unità d’Italia sarà attraverso il Federalismo. Noi realizzeremo l’Unità d’Italia.
È inutile parlare di “Unità d’Italia” come un totem lasciato a se stesso. La celebrazione in se stessa ha poco senso. Io trovo che il 150° deve essere il momento per affrontare il problema dell’Unità del Paese e quindi di dare delle soluzioni alle diversità del Paese che fino a oggi hanno creato un distacco dei problemi e invece vorrei che le diversità diventino un valore aggiunto.
Ecco, questa è l’Unità del Paese, ed è quella da festeggiare.”

Roberto Calderoli - Ministro per la Semplificazione